Solita sveglia verso le 8, salgo per fare colazione e Sunjan dorme ancora. Tea ed una mela, poi mi sposto sul roof top come al solito a scrutare la città. Giornata calda e molto afosa.
Riscendo ed attendo di capire se Sunjan è sveglio per portarmi in ospedale.
Nel mentre chatto con un mio caro amico romano, avvocato, che aveva appena letto il mio blog post di ieri. Gli dico che avrò forse bisogno di lui per capire come funzionano i visti dal Nepal all’Italia. Nonostante sia tarda notte in Italia, inizia carinamente a fare qualche prima ricerca esplorativa.
Io nel mentre mi preparo e visto che di Sunjan non c’è traccia, mi metto in marcia.
30 minuti a piedi sotto un gran caldo, una gran afa, il tutto amplificato dal solito smog che permea la città.
Arrivo all’ospedale fradicio, Sadna, che ha il ventilatore in ufficio, non è ancora arrivata, neanche Shushant, mentre gli altri pazienti e le infermiere sono tutti qui.
Mi siedo allora al refettorio, all’ombra a riprendere fiato e forze. Chiedo il solito tea col latte che accompagno con una brioche comprata in un baracchino sulla strada.
Finalmente arriva Shushant, che domenica aveva parlato con Sadna, la quale gli avevo proposto di lavorare solo con me e poi andare a casa, senza stare tutto il giorno in ospedale. Lui era d’accordo. Mi chiede della mia domenica e gli racconto dei miei giri e gli do la maglietta che avevo comprato per lui, gialla della nazionale brasiliana, mi ringrazia tanto.
Gli chiedo poi se aveva avuto qualche attacco ieri, mi dice di sì, ma una cosa leggera. Gli propongo allora questa settimana di lavorare duro sulla paura dell’abbandono, con diverse tecniche. È d’accordo.
Sono le 11 ed è tempo per lui e gli altri pazienti di fare il primo pranzo.
Carinamente Shushant, vedendomi visivamente sudato, mi consiglia di andare nella nostra solita stanza dove c’è il ventilatore, ottima idea gli rispondo e li mi dirigo e lo aspetto.
Dopo poco mi raggiunge e si parte, un po’ di chicchere spirituali e partiamo con una regressione in questa vita alla ricerca della prima volta che ha provato la paura dell’abbandono. Gli chiedo prima dove sente ora nel corpo questa paura dell’abbandono e quanto è forte da 1 a 10, mi risponde nel petto e vale 5.
Questa volta gli faccio un’induzione diversa, gli faccio il test ipnotico delle mani che si avvicinano con i magneti, positivo e negativo, nei palmi delle mani. Una volta che le mani si toccano, le dite si incrociano, e “le mani sono così incollate che anche se provi ad aprirle non ci riesci”. Lui prova a slacciare le dite ed io a quel punto gli butto giù verso il basso le mani, gli spingo giù leggermente il capo e simultaneamente gli dico “sleep”(dormi). Va giù secco, mi dà sempre grandi soddisfazioni Shushant da questo punto di vista.
Gli dico allora di andare alla prima volta in cui ha sentito la paura dell’abbandono, “1,2,3, vai”. Gli faccio le domande di rito, sei solo o con qualcuno, all’aperto o al chiuso, è giorno o sera e poi entro nei dettagli. Per farla breve, mi dice che si trova a casa, con sua mamma, ha 5 anni, c’è il padrone di casa che sta chiedendo alla mamma i soldi dell’affitto e la mamma è zitta perché non li ha. Lo vedo che inizia a lacrimare e, per rendere la situazione meno pesante lo faccio dissociare, “guarda la situazione dall’alto, guardo lo Shushant di 5 anni come fossi sul soffitto di casa”. Gli chiedo che emozioni prova, ovviamente, mi dice la paura dell’abbandono. Gli chiedo se è la prima volta in vita che la prova e mi risponde sì, perfetto, abbiamo trovato la prima volta, bisogna “pulirla”.
Gli dico di cercare l’insegnamento che può trarre da questa esperienza negativa, che non me lo deve dire, ma lo deve trovare lui dentro di sé. Poi gli chiedo la risorsa positiva che avrebbe bisogno in quel momento per superare questa paura. Ci mette un bel po’ a rispondere, devo riformulare più volte la domanda, in inglese non sempre è facile la traduzione perfetta dell’italiano. Finalmente la trova, è la fiducia nei suoi genitori.
Perfetto, allora “al mio 3 vai ad un momento in cui hai avuto fiducia nei tuoi genitori, 1,2,3”. Solite domande di rito, si trova a casa, ha 9 anni ed è con la mamma tranquillo e rilassato. Ottimo, “ora quella sensazione di serenità e fiducia verso i tuoi genitori espandila in tutto il corpo e poi stringila nel pugno, ora che è nel pugno espandila oltre il massimo”. Fondamentale, gli faccio un ancoraggio della risorsa positiva, e lo riporto al momento della paura precedente, e glielo faccio rivivere con l’ancora(“stringi il pugno”). Glielo faccio rivivere più volte avanti ed indietro, e poi gli dico di prendere quel Shushant di 5 anni per mano e di accompagnarlo fino ad oggi, rivivendo insieme a lui tutte le esperienze positive e negative passate. Dopo questo lo riporto nel qui e nell’ora, lo risveglio.
Lo lascio riprendere e gli chiedo se ora pensa alla paura dell’abbandono nel petto quanto la sente, mi guarda come se non ci fosse più nulla e mi risponde “0,5”, ottimo penso io.
Poi mi viene in mente di fargli un altra tecnica, che oltretutto in Italia non avrei potuto fare, e che poi si rivelerà fondamentale, gli faccio la EMDR(in italiano, Desensibilizzazione e rielaborazione attraverso i movimenti oculari), non in stato ipnotico. Per cui prendo una penna, gli chiedo di seguirne la punta, senza muovere la testa, ma solo con gli occhi. Inizio a muoverla in maniera random facendo degli 8 e portando gli occhi agli estremi, sopra, sotto, ai lati, e dopo due minuti di questo, gli dico di chiudere gli occhi e di immaginare la scena negativa in cui ha avuto paura dell’abbandono come fosse in un dipinto con una cornice che piano piano si allontana da lui fino a sparire. Lui esegue e quando riapre gli occhi è un po’ stranito. Gli chiedo che sensazione ha ripensando a quella scena, mi risponde nessuna, è indifferente. Ottimo, penso io, era proprio quello lo scopo.
Usciamo dalla stanza per una pausa ed è pronto il loro pranzo, mi offrono un piatto, ma io non mi voglio appesantire, dovevo ancora fargli mesmerismo. Post pranzo tiro fuori le carte e faccio vedere a Shushant e ad un altra ragazza che era lì con lui un po’ di magie, sono meravigliati. Come al solito gli spiego qualche trucco, quelli più facili e banali. Dopo un po’ arriva altra gente, in particolare una ragazzina che avrà 11/12 anni insieme ad un paio di infermiere e altri pazienti che mi dicono che la ragazzina vorrebbe vedere anche lei qualche magia. Lei non parla inglese, viveva accanto all’ospedale ed era spuntata lì due giorni prima perché completamente denutrita. Gli dico certo e parto con la mia classica routine, anello, elastici e qualche gioco visual di carte, sono tutti molto divertiti, la ragazzina in primis, incredula.
È tempo di tornare al lavoro, ma la sala dove lavoravano viene occupata per un counseling ad una paziente. Rimaniamo ad attendere per oltre un’ora e mezza. Io dovevo tornare a casa per fare il bucato a mano con l’aiuto di Sunjan, ma Shushant è più importante.
Finalmente si libera, ci chiudiamo dentro e qui accade l’incredibile. Solita mano che scende, parto con la sensibilizzazione e sento dalle caviglie che inizia ad averi tremori, allora mi fermo, anche alla luce di quanto successo sabato. Chiedo a Shushant come va e mi dice che sta per avere un attacco. Il piede destro inizia a tremare leggermente, ma non il resto del corpo. Gli dico di stringere il pugno e miracolosamente tutto si ferma. Gli chiedo un feedback e mi dice che ha il cuore e piedi freddi, classici segnali che la crisi sta arrivando, ma i tremori non partono. Lui è incredulo, mi dice che i segnali interni ci sono tutti, anche se più lievi, ma i tremori non partono, mi stende proprio la gamba per farmi vedere, fisicamente tutto tranquillo. Gli chiedo se ha voglia di fare due passi fuori, acconsente, e quando esce chiama subito l’infermiera. Le dice che ha tutti i segnali interni della crisi, ma i tremori non arrivano. Facciamo due passi, gli sto un po’ vicino, poi mi allontano, poi torno da lui e situazione rimane la stessa, i segnali interni permangono, anche se più lievi, ma nessun tremore, nessuna crisi, ci ridiamo anche un po’ sopra.
Tutto questo va avanti per 45 minuti, i segnali interni della crisi rimangono, ma fuori nulla, nessun tremore, lui stesso è incredulo e cerca di studiarsi. Dentro di me mi viene da piangere tra gioia e commozione, ma mi trattengo, meglio non cantare vittoria.
Nel mentre vedo un ragazzo nuovo girare per l’ospedale, ed ad un certo punto mi si avvicina. Mi chiede se sono un terapista, gli rispondo di sì, un ipnoterapista, mi chiede se sono dottore o psicologo, gli rispondo di no, lavoro con l’ipnosi, con l’energia. Mi chiede se lavoro su dipendenze, gli rispondo di sì, mi dice essere dipendente da alcol e marijuana, ed inizia a raccontarmi i suoi problemi. Lo fermo, gli chiedo il suo nome, mi risponde Ralph, e gli dico che domani sarò qua e che lavorerò a lui insieme se Sadna sarà d’accordo. Nel mentre Shushant è sempre vicino a me, sempre nessuna crisi ed il fratello sta venendolo a prendere.
Ridiamo e scherziamo un po’, sono ormai le 6 e all’improvviso Sadna mi fa chiamare nel suo ufficio, entro ed è a colloquio con una ragazzina di 15/16 anni, ha l’età di mio figlio.
Sadna mi introduce a lei come ipnoterapista e le parla del mesmerismo che faccio. Io mi presento in maniera un po’ più ampia e, mentre Sadna esce chiamata da altri, le spiego meglio come opero ed inizio a chiederle di lei, che problemi ha. La risposta è che da ottobre 2023 ha attacchi di panico, è stata da uno psichiatra che le ha dato antidepressivi, ora li ha smessi, ed il dottore stesso le ha consigliato l’ipnosi.
Le dico che sono a disposizione, seppur non abbia mai lavorato su una minorenne, e che sarò qui fino a martedì 13 Agodto, il 14 parto.
Sadna nel mentre è rientrata e le chiede disponibilità per orari, dovrà venire tutti i giorni. Lei risponde che può la mattina dalle 9 alle 11, poi ha scuola alle 11:30(strani orari qui).
Le dico ok, ci vediamo domani alle 9 e le chiedo di scrivermi sul mio quaderno nome, cognome e data di nascita per farle la numerologia stasera(mio punto di partenza).
La saluto, esco e mi avvio verso casa felice come una Pasqua per la giornata. Grandissimo passo in avanti con Shushant e nuovi casi da affrontare nella mia ultima settimana.
Arrivo in zona casa e mi prendo la mia solita birretta da bere sul roof top dove mi raggiunge Narayan e gli racconto la mia giornata, poi gli propongo un deal. Gli propongo con calma di lavorare sul mio sito, alcuni aspetti tecnici e di farmi la versione in inglese. Ho anche l’idea di fare di questo mio diario di viaggio un e-book e mi potrebbe aiutare, lui lavora nel IT, ma a questo ci penserò al mio ritorno.
Faccio la doccia, fredda, e si cena con Narayan e Sunjan a cui propongo un altro deal, visti gli impegni che mi attendono in ospedale. Lo avrei pagato per portarmi 5/6 t-shirt in lavanderia, oppure se voleva lavarle lui la cifra era la stessa, acconsente, molto contento.
Ogni giorno mi succedono cose incredibili, e questa esperienza sta diventando sempre più fantastica, ringrazio l’universo che mi ha portato a farla, sento sempre di più che mi sta cambiando come uomo e come professionista.
Ora è tempo, prima di andare a nanna, di fare la numerologia alla ragazzina che incontrerò domani per arrivare un minimo preparato.
Sempre NAMASTE 🙏
Ancora nessuna risposta