Oggi sveglia alle 7:30 perché devo essere in ospedale alle 9, arriva la ragazza di 17 anni con gli attacchi di panico.

Fuori il diluvio, mi bardo per bene e partiamo con Sunjan in moto.

Alle 9 esatte sono lì, ma non c’è né Sadna, né la ragazza, nè tanto meno Shushant, che comunque di solito arriva per le 10.

Prendi un tea con Ralph, il ragazzo con problemi di ansia e di dipendenza da alcol e marijuana. Colgo l’occasione per fare a Ralph il test kinesiologico sui chakra e diverse domande. C’è qualcosa subito che non mi piace in lui, non mi sembra sincero, dalle domande che gli faccio c’è qualcosa che non mi torna.

Scopro, infatti, poi da Sadna che mi aveva mentito sulle sue dipendenze. Più tardi mi trovo a fargli il test ipnotico e fa finta di essere ipnotizzato, quando chiaramente non lo è, e con lui deciderò poi di non lavorare.

Tornando a prima, Sadna e la ragazza di 17 anni, Bibhuti si chiama, arrivano contemporaneamente alle 10:15, quindi mi rimangono 45 minuti scarsi con lei, alle 11 deve andare a scuola. Le avevo fatto la numerologia la sera prima, ed era piuttosto preoccupante a livello generale, con somatizzazione nei polmoni(che significano paura della morte, tristezza). 

Le testo subito i chakra e ha proprio il quarto (cuore e polmoni) ed il sesto(autostima) scarichi. Le faccio poi il testo ipnotico delle mani che si uniscono coi magneti e risponde molto bene. Per introdurla, quindi, all’ipnosi le faccio del mesmerismo, e va giù benissimo. La lascio un 20 minuti e, quando la risveglio, mi dà un feedback positivo, le è piaciuto, si è rilassata, è stata bene.

Poi però inizia a parlarmi di come la sera prima abbia detto al suo ragazzo che voleva farsi del male e che quando si è addormentata sperava di non risvegliarsi più. Rimango abbastanza senza parole. Nel mentre Sadna rientra in ufficio e le lascio sole, sono molto toccato dalla cosa, così giovane, ha un anno più di mio figlio…

Da un lato ho paura delle responsabilità, dall’altro è il medico che le ha consigliato l’ipnosi dopo aver provato di tutto, cosa faccio mi tiro indietro? 

Esco e vado da Shushant che ho visto arrivare poco prima, è tempo di mettersi al lavoro con lui, dopo i bei risultati del giorno prima. Ci chiudiamo in stanza, gli dico cosa ho in mente, e cioè di lavorare sull’emozioni residue, una volta che avevamo “pulito” quella principale, la paura dell’abbandono. Ormai siamo una squadra e lui crede molto in me, mi dice tante cose carine. Appena arrivato a casa la sera prima aveva aperto il mio regalo ed aveva trovato la maglietta gialla del Brasile, felicissimo, e aveva pensato molto a tutto quanto fatto insieme. 

Gli propongo un interrogazione dell’inconscio per trovare le emozioni residue, acconsente e partiamo. Va giù subito, ed inizio a parlare col suo inconscio e la “chiacchera” diventa complicata, il

suo inconscio fa fatica a nominare le emozioni residue, mi dice che è un mix di emozioni e di situazioni con varie persone che si sono impilate dopo il primo evento scatenante. Glielo chiedo più volte ed in maniera diversa, ma non riesce a rispondere. A quel punto inizio a nominargli tutte le emozioni negative, per avere un sì o un no diretto, e così succede. Ne emergono due, tristezza e disappunto. A quel punto scandaglio verso chi, passo in rassegna famiglia, amici, conoscenti e fidanzate. Emergono il padre, due zii, la cugina con cui aveva condiviso la stanza da più giovane, e 4 fidanzate.

L’inconscio poi mi dice, alla mia richiesta, di lavorarci singolarmente e non nella stessa giornata.

Lo risveglio, ne discutiamo un po’ e gli propongo di partire oggi dal padre, il tema rimanente più grosso tra quelli elencati dall’inconscio. Il tema della morte del padre da “pulire” era un tema che fin dai primi giorni gli avevo portato alla luce, ma lui era sempre stato titubante per paura di quello che avrebbe potuto scoperchiare.

A questo punto però acconsente, si tratta di fargli la terapia del lutto, piuttosto facile, durata 15 minuti e che avevo già fatto in Italia diverse volte.

Partiamo, lo mando giù, gli chiedo di visualizzare suo padre difronte a lui a 2 metri di distanza, Shushant dopo poco inizia a lacrimare. Bene penso io, è uno scarico emozionale, gli chiedo di dire a suo padre tutto quello che sente, di ascoltare tutto quello che ha da dirgli, di portare lì, se lo ritiene, qualsiasi altra persona voglia e poi gli  dico di chiedere al padre se volesse che Shushant vivesse una vita felice senza problemi oppure no(la risposta è ovvia). Vedendo gli scarichi emotivi non penso di chiedere conferma che tutto quello che gli ho detto di fare stia realmente accadendo.

Gli chiedo dopo di visualizzare la luce dietro al padre e di lasciarcelo entrare al mio 3.

Quando gli chiedo se il padre è andato mi risponde col dito di sì.

Lo risveglio e gli chiedo un feedback. Non deve dirmi quello che si erano detti, ma solo come si sentiva.

Shushant mi guarda e mi dice che non è riuscito a visualizzare il padre, ha visto la luce alla fine, ma era troppo forte la cosa e non era riuscito a visualizzare davanti a lui il padre.

Non mi era mai successo, ed errore mio non avergli chiesto varie conferme in corso d’opera.

Mi chiede di prenderci un attimo di pausa per poi riprovarci; io, ovviamente,acconsento, rimanendoci male del fatto che la tecnica non era riuscita(colpa mia nel non chiedere conferme nel durante).

Lui pranza con gli altri e dopo circa 45 minuti ci richiudiamo in stanza di nuovo.

Si siede e vedo le gambe che iniziano ad avere tremori. Lo guardo e mi dice che sta per avere una crisi. Io a quel punto fermo tutto, non voglio fare l’errore di sabato di mandarlo giù durante una crisi.

Mi chiede di fargli degli del mesmerismo, ma io gli ricordo quanto appunto successo sabato. Lui insiste un po’, ed allora gli propongo di fare la sensibilizzazione e poi vedere. Gliela faccio velocemente, ma mi accorgo che i tremori ci sono ancora, ed allora fermo tutto definitivamente.

Usciamo a prendere una boccata d’aria, lui chiama l’infermiera che acorre subito e gli propone la sua pillola per queste situazioni, ma lui rifiuta.

Inizia a combattere, i tremori ci sono, anche se lievi; lui sente dentro che la crisi è in atto, ma i tremori sono lievi, non certo come sabato, passeggia avanti ed indietro e su mio suggerimento stringe il pugno a richiamare l’ancora di ieri e si fa tapping sullo sterno.

Gli sto accanto per circa un’ora, tra una passeggiata e l’altra, cerco di farlo ridere e distrarre quando vedo che i tremori si allentano, ma è un continuo andare e venire. Lui lotta, non cede alla pillola che l’infermiera continua ad offrirgli; dopo una prima crisi, ne arriva un’altra, di solito sono sempre due con un intervallo in mezzo.

Lui continua ad ascoltarsi, a stringere l’ancora che ha nel pugno, a fare tapping. 

Io un po’ gli sto vicino, un po’ mi allontano per lasciargli spazio.

Colgo l’occasione per fare il test ipnotico a Ralph, anche per distrarre lui e gli faccio vedere che Ralph aveva fatto finta di essere stato ipnotizzato. Lo perdo un attimo di vista, mentre faccio fare a Ralph un altro esercizio, e poco dopo lo vedo che cade per terra. Corro a rialzarlo, lo abbraccio, mi stringe e si tranquillizza. L’infermiera continua a proporgli la pillola, lui continua a rifiutarla, sa che può farcela da solo e che la crisi non è forte come quelle che aveva prima.

Si siede sul divano con l’infermiera che si siede vicino a lui e gli parla in nepalese, i tremori non ci sono, ma lui sente che dentro la crisi sta continuando. Io mi siedo sul divano difianco, lo guardo e gli faccio segno di continuare ad usare l’ancora nel pugno e di fare tapping, lui lo fa.

Per distrarlo e ricordargli un qualcosa di positivo, gli chiedo di poter aprire la custodia e vedere la sua chitarra che si porta sempre dietro, nonostante abbia una corda rotta. Lui ama suonarla e la porta con sé in ospedale come “amica” per combattere inconsciamente la paura dell’abbandono, per averla lì, non sentirsi “abbandonato”.

Passano ancora 10 minuti e finalmente tutto passa.

Io sono esausto, oltre che amareggiato perché dall’essere ad un passo da aver fatto un altro passo avanti con lui(tecnica del lutto sul padre) ci siamo trovati in mezzo ad un’altra crisi.

Sono le 18 ed io sono in ospedale dalle 9, arriva suo fratello a prenderlo ed usciamo dall’ospedale insieme. Io mi avvio verso casa a piedi un po’ sconsolato. Nella camminata mi rendo conto che queste sono situazioni, problemi veramente grandi, che non si risolvono in un giorno.

Abbiamo fatto con Shushant tanti passi avanti, oggi è andata così, le crisi sono state meno violente, e domani si può fare un altro grosso passo avanti, non mi devo buttare giù, non ha mollato lui, figuriamoci se mollo io.

Abbiamo ancora una settimana piena davanti prima che parta, ho la sua completa fiducia, i risultati sono evidenti, anche se intervallati da momenti difficili.

Rientro a casa e mi sento col mio coach a Milano che mi conforta e mi dà qualche utile consiglio per come operare domani.

Ceno coi ragazzi e, mentre finisco di scrivere questo post, Narayan mi manda un’analisi del mio sito che ora, prima di andare a letto, mi leggeró bene.

Domani è un altro giorno e mi aspetta un’altra giornata tosta, è quello che inconsciamente mi sono scelto venendo qui…

NAMASTE 🙏 

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