Sveglia alle 6:30, oggi si va a scoprire la città, niente ospedale, faccio il turista.
Mi riguardo un po’ gli itinerari e opto per passare dal centro e poi andare dall’altra parte della città a vedere il tempio induista delle scimmie, situato a 1700 mt, da cui si vede tutta Kathmandu dall’alto. Vorrei anche comprare qualche oggetto tipico come la campana tibetana.
Faccio colazione con Narayan che va al lavoro, qui solo sabato è festa, domenica no.
8:15 parto, mi metto in marcia, giornata splendida, cerco di stare all’ombra perché sarà molto lunga e faticosa, previsti tra i 15 e i 20km a piedi.
Mi dirigo subito verso il centro turistico, Thamel, dove ancora molto è chiuso, qui il grosso delle attività apre alle 10.
Mi fermo allora in un bar a fare un’altra colazione, cappuccio e brioche mi concedo.
Mi dirigo poi verso una delle 3 Durban Squares che ci sono in città, piazze con templi induisti dove i fedeli vengono a pregare. L’entrata per i turisti è a pagamento e ci sono le guide che cercano di importunarti, ma simpaticamente. I fedeli compiono i loro riti religiosi, fatti spesso di ceri accesi. Incontro anche dei monaci buddisti a cui dono qualche rupia. Appena fuori dalla zona sacra ci sono varie bancarelle con campane tibetane, anelli, bracciali, collane ed altri oggetti tipici, niente di veramente attraente.
Sono sempre alla ricerca di un anello “magico” per me, ma anche questa volta senza successo.
Concluso il giro, mi dirigo verso il tempio delle scimmie.
Arrivo sotto e si tratta di 300 gradini belli verticale,imi faccio coraggio, fa un gran caldo ed inizio la mia salita. Sulla scalinata ci sono i classici commercianti con bancarelle, mendicanti e guide che cercano business.
Non trovo nulla di interessante, anche perché riguardo alla campana tibetana che vorrei comprare Sunjan mi ha già detto che mi porterà prenderla in posto tipico, vicino ad un tempio.
Arrivo in cima e la vista della città è incredibile. Ci sono diverse zone di culto, vari negozietti coi soliti oggetti tipici e diverse scimmie che cercano cibo tra i fedeli ed i turisti. Mi verrebbe voglia di provare ad accarezzarne una, anche perché ti passano molto vicine, ma so che possono mordere e passare brutte malattie, quindi desisto.
Dopo aver fatto più volte il giro, decido di tornare giù, ma dopo poco mi fermo su una panchina a riprendermi un attimo.
Dopo una decina di minuti riprendo la discesa e poi la via verso il centro.
Mi fermo da un fruttivendolo a prendere un ananas da condividere coi ragazzi stasera e trovo un negozietto che vende la maglietta gialla del Brasile, ovviamente finta, e penso subito a Shushant, quindi la compro.
Arrivato di nuovo in centro sono le 12:30 e decido di fare un salto al mall della città, nonostante la stanchezza inizi a farsi sentire. C’è ne sono due, uno dietro all’altro, li passo entrambi, nel primo trovo delle Nike che mi piacciono, prezzo buono, ma purtroppo non c’è il numero, nel secondo nulla di interessante, tranne uno zaino veramente bello e particolare con dei led sul retro a forma di occhi che si muovo e cambiano espressione. Chiedo il prezzo ed è abbastanza alto anche per il mondo occidentale, gli faccio un video e mi riprometto di pensarci, sarebbe un vero sfizio. Se piacesse a mio figlio potrei fare la pazzia e prenderlo per condividerlo con lui.
A quel punto esco e mi metto in marcia verso casa, altri 3 km, ho ormai tranquillamente sforato i 15km, la stanchezza nelle gambe si fa sentire.
Prendo una bottiglia d’acqua ed in zona casa penso che forse dovrei mettere qualcosa sotto i denti, sono ormai le 14 e ho una banana a colazione ed una brioche verso le 9:30 in corpo.
Trovo un posticino sotto casa dove fanno i panini tipo hamburger all’americana, ovviamente non con la carne di manzo, ma hanno quella di bufalo e mi dico proviamo.
Mi metto fuori sotto l’ombrellone a bordo strada ed i ragazzi vicino, amici del proprietario, iniziano simpaticamente ad attaccarmi boccone. Chiacchieriamo un po’ mentre aspetto il mio panino, sono simpatici e cordiali, giovani sui 25 anni.
Le chiacchere vanno avanti anche dopo che mi è arrivato il panino esce anche il proprietario che è amico dei ragazzi fuori. Mi offre pure un bicchiere di coca che non avevo chiesto.
Ci facciamo quattro risate ed ad un certo punto, data la confidenza ormai acquisita e le tante domande che mi stavano facendo, gli dico che faccio il mago(come hobby) e mi chiedono di far loro vedere qualcosa. Anello sempre addosso ed elastici sempre a portata di mano, gli sfoggio la mia solita routine che li trova molto colpiti e divertiti, un paio di trucchi glieli spiego pure.
È arrivato il tempo di andare, pago una sciocchezza, l’equivalente di un dollaro e venti per il panino, gli lascio un po’ di mancia, doverosa per il trattamento, e mi dirigo a casa.
Alle 17, grazie all’intermediazione di Narayan ho appuntamento per un massaggio con un terapista, ne ho proprio bisogno dopo la settimana di lavoro e soprattutto tutti i kilometri fatti oggi a piedi.
Mi faccio una bella doccia e alle 16:30 mi metto in marcia verso il posto del massaggio.
Mezz’ora di cammino ed inizio a sudare di nuovo, la zona sembra essere quella un po’ chic di katahmandu, un po’ in collina con vista.
Arrivo ed è un posto dove fanno yoga oltre a massaggi terapeutici. Mi accogli il titolare, amico di Narayan, che mi presenta il centro e poi mi chiede se avevo avuto problemi fisici da tenere in considerazione, gli dico le ginocchia, 6 interventi chirurgici.
Chiama allora il massaggiatore terapeuta, e nel mentre mi racconta quello che fanno lì, mi fa vedere addirittura un disegno dei 5 livelli dell’aura spiegandomelo ad uno ad uno.
Vado nella stanza col massaggiatore che inizia e ci picchia duro. Avevo appena fatto 25 km a piedi ed ero pieno di contratture. Spinge forte e mi chiede più volte se la pressione va bene. Gli rispondo di sì, nonostante soffrissi, sapendo però che il massaggio non sarebbe stato piacevole nel durante, ma che ne avrei tratto un gran beneficio dopo.
Soffro un po’ al punto che gli chiedo di allentare un attimo, ma nello stesso tempo sento che mi sta sciogliendo tutte le contratture. 40 minuti circa e finisce, dai piedi alla testa, sia davanti che dietro.
A quel punto mi lascia 15 minuti a rilassarmi e poi bagno turco singolo che aveva appena preparato. Una sedia dentro una capsula dove viene sparato vapore acque ad alta temperatura. Resisto un 25 minuti, mentre chiacchieriamo, poi doccia, pago e si torna a casa.
Leggero come una piuma mi reincammino verso casa, prendo la mia birretta da bermi sul roof top, ed una volta a casa, incontro Narayan che viene su con me. Ridiamo e scherziamo su come materialismo e spiritualità vengono vissuti in maniera estrema da varie culture e persone. Mi racconta vari casi di volontari che ha avuto in casa.
Finito, è ora di cena, c’è il solito, preparato da Mama, riso con salsina e verdure, e poi un po’ di frutta. Sunjan è fuori con gli amici, quindi siamo io e lui, ed inizia a raccontarmi come stava facendo di tutto per andarsene dal Nepal. Aveva pagato 15mila dollari, metà suoi(tutti i suoi risparmi di una vita), metà prestati da famiglia ed amici per iscriversi ad un Università canadese giusto per avere il visto studentesco ed uscire dal Nepal.
Una volontaria canadese, sposata con figli, che aveva avuto qua gli aveva proposto di dargli alloggio per un po’.
L’application per l’università deve però essere approvata dal governo canadese, in caso contrario gli ridaranno i soldi indietro e nulla di fatto. Nei prossimi due mesi attende risposta.
Fosse accettata, vuol dire andare in Canada con il visto da studente, non andare all’università, che non gli interessava, perdendo ovviamente i soldi, e trovarsi un lavoro per mantenersi e costruirsi una vita lì.
Gli faccio presente che con il visto da studente non credo possa lavorare molte ore tanto da mantenersi e ripagare pure il debito nei confronti di amici e famiglia.
Con tutti i volontari che ha da tutto il mondo forse il modo migliore è quello di trovare qualcuno che gli offra un contratto di lavoro, anche fittizio, col quale poter finalmente uscire dal paese senza buttare via i sui risparmi, non dover ripagare il debito, e senza il rischio di non poter lavorare abbastanza da potersi mantenere. Mi risponde che non ci aveva mai pensato e che effettivamente sarebbe molto più efficiente come cosa, ma per il momento deve aspettare la risposta del governo canadese.
Ci salutiamo con la buonanotte, io scendo in camera e mi inizia a salire l’idea che sti ragazzi(anche Sunjan vorrebbe andarsene) posso forse aiutarli proprio nel modo che gli avevo detto, cioè trovargli un contratto, anche fittizio, con cui uscire dal paese e farsi/rifarsi una vita. Sono disposti a tutto, non sono mai usciti dal Nepal e mi risuonano le parole di Narayan:”non voglio morire in Nepal senza aver mai visto cosa c’è fuori”.
Inizio subito a mandare qualche messaggio per capire meglio la cosa, in particolare a mio fratello che si trova nella casa di famiglia al mare in Toscana dove c’è tutti gli anni un signore nepalese che viene in estate per vendere anelli, bracciali, collane e con cui ormai abbiamo fatto amicizia. Si fa chiamare “Pablo” e sulla spiaggia usa sempre la stessa frase:”io Pablo, from Nepàl, Kathmandu, gioielli bellissimi”.
Chiedo a mio fratello, quindi, di informarsi da lui con che visto viene, qual’è la sua situazione, inizio a prendermi a cuore la situazione.
Dentro di me penso: non esistono le coincidenze, io sti ragazzi li devo aiutare, se non altro per tutto l’amore che mi stanno dando.
Conoscendomi non so quanto dormirò questa notte con questo pensiero, ma ora ci provo.
NAMASTE
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